14 febbraio 2013

Attivi contro i tumori


L’attività fisica è stata suggerita come mezzo efficace per contribuire ad aumentare la sopravvivenza dei pazienti con cancro e anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) l’ha inserita tra i nove fattori di rischio modificabili.
Bassi livelli di attività fisica uniti a una condizione di obesità risultano associati a percentuali valutate tra un quinto e un terzo dei tumori del colon, del seno, del rene e dell’apparato digerente. 
L’efficacia di interventi che
comprendano programmi controllati di attività fisica sono già stati analizzati
in letteratura e, per riassumere le prove scientifiche disponibili su questo tema, un gruppo di ricercatrici canadesi ne ha avviato una revisione sistematica.
I risultati, pubblicati su Physiotherapy Canada devono essere interpretati con molta cautela, tuttavia appare confermata la tendenza a una sopravvivenza maggiore tra i pazienti con diagnosi di alcuni tipi di tumore che si sono impegnati ad aumentare i livelli di attività fisica. In particolare, quattro studi su sette hanno mostrato l’efficacia dell’esercizio fisico nelle pazienti con cancro al seno; ma purtroppo le evidenze non sono sufficienti per determinare la quantità ottimale di attività a causa delle differenze dei metodi di misura utilizzati nelle sperimentazioni pubblicate finora.
Riguardo ai meccanismi fisiologici che portano a questi sorprendenti risultati, gli studiosi possono solo avanzare qualche ipotesi, come il potenziamento dell’azione immunitaria, la ridotta insulino-resistenza e i più bassi livelli di estrogeni.
Analogamente si sono riscontrati effetti positivi dell’attività fisica nei pazienti con tumori del colon e del colon-retto. L’esercizio sembra migliorare ulteriormente la sopravvivenza se la pratica si associa ad altri trattamenti antitumorali standard. È interessante notare che l’attività fisica influisce in maniera similare sulla mortalità generale e su quella tumore-specifica, suggerendo un’azione diretta sulla biologia del tumore. Anche in questo caso, si pensa che possa contribuire la diminuzione dell’insulino-resistenza e quindi dei livelli della concentrazione di insulina nel siero. Un’altra possibile spiegazione, specifica per questo tipo di tumori, potrebbe essere il miglioramento del transito intestinale.
La misura più comune dell’intensità di attività fisica è oggi il Met, o equivalente metabolico, dall’inglese Metabolic Equivalent, con cui si indica il consumo energetico e moltiplicando l’intensità per la durata si ottiene l’unità di misura Met-ora. Si è visto che i benefici effetti per il tumore al seno iniziano già a 3 Met-ora alla settimana, mentre nei tumori al colon occorrono almeno 18 Met-ora. È probabile che la ragione dipenda dall’effetto ormonale, specifico per il tumore al seno, che si attiva anche con un’attività fisica meno intensa e prolungata.



FONTE:  Barbaric M. et al. Effects of physical activity on cancer survival: a systematic review. Physiother Can. 2010 Winter;62(1):25-34.


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10 febbraio 2013

Stile di Vita: semplicemente virtuoso

Lo stile di vita non è costituito da singoli comportamenti (non coincide con uno, due o tre aspetti della vita) ma è dato dalla somma di qualsiasi cosa che riguarda il nostro modo di vivere;  è la combinazione dei nostri pensieri, sentimenti, comportamenti,  attitudini, valori, obiettivi … è l’interazione tra noi stessi e l’ambiente. 
Un approccio alla gestione del peso corporeo finalizzato alla modificazione dello stile di vita comporta un lavoro su di essa a tutto campo (alimentazione, attività fisica, modo di pensare, relazioni sociali, ecc.).
Uno stile di vita fisicamente attivo consiste semplicemente nell’inserire del movimento nell’attività giornaliera:
  • A casa (usare l’energia del vostro corpo - e non quella elettrica – per mescolare il cibo, per aprire le scatolette, per falciare il prato, ecc.; usare   le scale invece dell’ascensore; accudire la casa da soli; lavare l’auto a mano; ecc.)
  • Al lavoro (durante le pause fare delle passeggiate invece di fermarsi al bar; se si sta seduti molte ore al giorno, sollevare più volte il corpo facendo forza sulla sedia con le mani e con le braccia; andare a parlare di persona col collega invece di usare il telefono o l’e-mail; ecc.
  • Negli spostamenti (usare l’auto il meno possibile; quando si può, andare a piedi o in bicicletta; se si usa l’auto, parcheggiare almeno 500 metri di distanza dalla meta; quando ci si sposta a piedi, allungare il percorso con qualche deviazione; ecc.)
Lo stile di vita fisicamente attivo non riesce, tuttavia,  a gestire il peso corporeo a lungo termine per cui bisogna incrementare i livelli di attività fisica. L’esercizio fisico che meglio risponde alle necessità di tutti (perché è alla portata di tutti a qualsiasi età, perché non richiede abilità particolari né tempi di apprendimento, perché si può fare ovunque, perché non ha costi, perché è piacevole e socializzante) è il CAMMINO.
L’American College of Sports Medicine nel 2009 ha pubblicato una ricerca scientifica secondo cui:
  • 150-250 minuti la settimana di cammino a passo veloce sono efficaci nel prevenire l’aumento di peso;
  • 150-250 minuti la settimana di cammino determinano una modesta perdita di peso; più di 250 minuti sono stati associati ad un calo di peso clinicamente significativo;
  • 150-250 minuti la settimana di cammino associati ad una modesta restrizione calorica ma non a una severa restrizione calorica, migliorano la perdita di peso;
  • dopo la perdita di peso il mantenimento è migliorato se si fanno più di 250 minuti la settimana di cammino
L'articolo è stato curato dal Dr Salvatore Di Meglio (NA) (Consiglio Direttivo ASAS)

9 febbraio 2013

Omega 3 e massa muscolare nell’anziano


La perdita della massa muscolare in età senile è un problema diffuso e grave perché compromette la funzione fisica con conseguenti riduzione della qualità della vita e aumento del rischio di mortalità precoce. Negli animali è stato dimostrato che gli acidi grassi polinsaturi omega3 (o n-3) migliorano la risposta anabolica a stimoli nutrizionali come gli aminoacidi e l’insulina.
Gli autori di questo studio hanno valutato gli effetti della supplementazione con omega 3 (1.86 g di EPA + 1.50 g di DHA) oppure con olio di mais (in equivalenti quantità) per 8 settimane sulla sintesi delle proteine muscolari in 16 soggetti con più di 65 anni. La velocità della sintesi proteica muscolare e la fosforilazione di elementi chiave della via anabolica sono stati misurati prima e dopo il periodo di trattamento, con una procedura che includeva un’infusione di aminoacidi e insulina. La supplementazione con omega 3 non ha influenzato la velocità della sintesi proteica basale, ma ha aumentato di circa 3 volte la risposta all’infusione di aminoacidi e insulina in termini di sintesi proteica stimolando inoltre la fosforilazione delle due proteine chiave per l’anabolismo. L’olio di mais non ha esercitato alcun effetto sui parametri considerati.
In conclusione la supplementazione con acidi grassi omega 3 migliora la risposta anabolica proteica muscolare agli stimoli nutrizionali e può essere utile per contrastare la perdita senile della massa muscolare.
Smith GI, Atherton P, Reeds DN, Mohammed BS, Rankin D, Rennie MJ, Mittendorfer B..
Am J Clin Nutr. 2010 Dec 15.
L'articolo è stato curato dal Dr Fabrizio Malipiero (BO) (Referente ASAS per la Nutrizione e l'Educazione Alimentare)

8 febbraio 2013

Allevamenti e antibiotico-resistenza



Il 17 Novembre 2011 the Alliance to Save our Antibiotics ha pubblicato il rapporto 'Case Study of a Health Crisis' in cui illustra come l'uso indiscriminato di antibiotici negli allevamenti intensivi rappresenta una minaccia per la stessa salute umana. La situazione è così allarmante che il Direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato: "Se non affrontiamo il problema molte comuni infezioni non saranno più curabili e uccideranno senza sosta". Il rapporto sottolinea quanto sia essenziale ridurre drasticamente gli antibiotici negli allevamenti intensivi e migliorare le condizioni degli animali allevati.